Impressioni della volontaria Francesca dal Campo per i Rifugiati di Maratane

Francesca e Serena sono due volontarie italiane che stanno facendo la loro esperienza nel campo di Maratane, Nampula, accolte ed orientate dalla loro amica Giovanna che fa parte dell’équipe missionaria della Fondazione.

IL CAMPO DI MARATANE ED IO

Maratane inizialmente fa paura , la attraversi in macchina controllando che portiere e finestrini siano ben chiusi. Si procede con lentezza, la strada è di terra rossa e le buche continue e profonde. Quello che vedi lì fuori spaventa, senti quasi il timore di incrociare lo sguardo duro di chi la abita e quando capita, fingi di guardare altrove. Che c'è d'aver paura? ..che tanto sei in auto e tutto è chiuso. Non si è pronti a tanta miseria. La miseria fa terrore. La miseria è Maratane. Maratane sono bambini scalzi. Bambini che portano sulle spalle decine di chili di carbone. E il carbone te lo portano fino a domicilio, passo dopo passo, perché il sacco di plastica che lo contiene è indispensabile per la prossima consegna e non te lo possono lasciare. Un sacco di plastica che ormai è a brandelli. Maratane sono le bambine che indossano il vestito di carnevale: Biancaneve la principessa in rosa -tantissime- , la strega di halloween. Hanno solo quel vestitino e lo indossano per mesi e mesi... giorno e notte. Sui loro corpi, più polvere che tessuto. Maratane sono i tanti uomini schifosi che quando viene buio stuprano le donne e le ragazzine nel campo. Maratane sono le donne che sfamano la famiglia vendendo qualche pomodoro e melanzana lungo la via polverosa. Poca roba, quando va bene, due secchi di verdura ma sono sufficienti a comprare della "chima" -polenta bianca- e magari un po' di riso. Mangiano in media una sola volta, alle 4 del pomeriggio. Non tutti i giorni, a volte saltano.
Qui c'è fame e io la fame non l'avevo mai vista. TUTTO VERO.

Dentro al campo di Maratane c’è il centro nutrizionale. La miseria qui trova un ostacolo e si ferma sul grande cancello d’entrata.
Le donne che qui arrivano vengono accolte con gentilezza e ascoltate. Quando parlano. 

Sì perché non tutte spiegano, spesso rispondono solo alle domande con un sì o un no. Sono impaurite, per la maggior parte di loro, forse tutte, è la prima volta che si trovano “al cospetto” di un bianco.
Al bianco non si dice mai di no, anche se, il bianco, è Giovanna che sempre sorride e ha modi dolci e garbati.
“Si” è l’unica risposta che spesso ottieni.
– Sta bene il bimbo? Si
– Ha appetito? Si
– Sta male il bimbo? Si
Ecco.