Historia FSDE
Fue fundada en 2002 como Centro de Acogida para niños con hidrocefalia o con otras discapacidades graves, en situación de abandono o negligencias por parte de la familia. El Centro ofrecía una asistencia integral a los niños y unas actividades de educación especial, fisioterapia y ludoterapia. Las familias eran involucradas a través de reuniones individuales o grupales con el objetivo de ofrecerles capacitación, orientación y conciencia para la integración del niño en la vida familiar.
En el año 2009, la Casa Azul también comenzó a recibir niños que necesitaban atención especial debido a la desnutrición severa. Los Centros “Casa Azul” y “Berçário Madre Teresa de Calcutá” se unificaron en un solo Centro llamado "Centro de Integración Infantil Vamoja" (que en idioma Makua significa "Juntos").
El Centro tenía tres sectores: educación especial para niños con discapacidad, acompañamiento nutricional para niños desnutridos y acompañamiento pedagógico para niños en proceso de recuperación y de reintegración en la familia.
En el año 2011, un incendio destruyó toda la estructura del Centro.
Los programas continuaron funcionando en la comunidad, acompañando a niños con discapacidad y desnutrición que vivían con sus familias en el distrito de Mecufi, localidad de Murrebue, siendo ésta un zona con alta tasa de desnutrición y con una cultura que tiende a estigmatizar a los niños con discapacidades. Los dos programas continúan en la actualidad y se llaman:
Programa Casa Azul y programa Ultzama.
Después de la reconstrucción, en el año 2014, el programa tuvo una nueva orientación con la intención de trabajar de manera más eficaz en la responsabilización de las familias que en muchos casos, acababan abandonando al niño en el Centro debido a las dificultades que enfrentaban y, a veces, la vergüenza. El Centro se convirtió en una Casa de Acogida transitoria para madres con niños de las aldeas fuera de Pemba (especialmente Murrebue) que necesitaban un acompañamiento médico, nutricional o fisioterapéutico especial.
Ha 20 anni ed é un ex-allievo dei nostri Centri dal 2008. Ha frequentato il Centro Ricreativo “Okhaviherana” dal 2008 al 2012. Terminata la 7ª classe (3ª media) ha frequentato il Programma sperimentale “Jovens de Esperança” fino al 2014, partecipando con costanza ed interesse agli incontri settimanali proposti di formazione umana e condivisione. 
Ha 21 anni ed è ex-allievo dei nostri Centri dal 2009. Ha frequentato il Centro Ricreativo “Okhaviherana” dal 2009 al 2014 ricevendo il sostegno scolastico del Programma “Uribe”. A partire dal 2015 fino al 2018 ha frequentato il Centro “Jovens de Esperança” terminando l’ultimo anno delle Scuole Superiori nel 2019.
Ana Abdul ha 18 anni e inizia a frequentare quest’anno la facoltà di Medicina. 
A seguito delle improvvise fughe dai villaggi e dalle città attaccate, molti minori vengono dispersi senza sapere dove siano i genitori e se siano vivi, altri vengono accolti con i genitori nelle case dei familiari a Pemba o in altre localitá.
Nel contesto attuale, le maggiori sfide della Fondazione sono:
Nei villaggi e nelle zone rurali o di pesca in generale, la probabilitá di abbandono scolastico permanente rischia di essere maggiore, una volta superata la pandemia. Per questo motivo, il nostro lavoro attualmente è di mantenere la consapevolezza dell’importanza dell’istruzione dei bambini. Per questo:
Il Nord e Centro della Provincia di Cabo Delgado é una zona attiva di conflitto. Dal 2017 la popolazione é vittima di violenti attacchi armati e di reclutamenti forzati di adulti e minori. Si conta già un numero di circa 250.000 sfollati interni e di circa 1500 morti. Il 40% della popolazione sfollata é costituita da bambini di cui il 17% sono minori non accompagnati, quindi piú altamente a rischio di essere reclutati a forza per diventare bambini-soldato.
Nelle circostanze attuali il benessere del bambino è minacciato da sentimenti di insicurezza, instabilità, mancanza del necessario, cambiamenti nel ritmo della vita, ecc. Per questo stiamo:
Un terzo della popolazione mozambicana é minore di 18 anni; questo significa che per circa 10 milioni di bambini che vivono giá normalmente in condizioni di povertá, il Covid-19 sta causando una povertá piú estrema, che si osserva anche nella negazione dei loro diritti fondamentali.
avi sull’Istruzione, in contesti di conflitti armati e pandemie che obbligano alla chiusura delle scuole, è l’aumento dei tassi di analfabetismo e l’abbandono definitivo della scuola da parte di bambini che vivono in povertà senza l’accompagnamento da parte dei genitori nello studio a casa, i ragazzi di etá superiore a quella prevista per il loro livello scolastico (soprattutto nella scuola elementare) o i minori sfollati o soggetti a frequenti cambi di residenza.
